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Il Sole tra mitologia e leggenda


 

Il Sole: tra mitologia & leggenda E' buio e fa molto freddo. Chissà se il miracolo si ripeterà ancora. Fin dagli albori della storia dell'umanità,quella palla infuocata ha scandito la vita dei nostri lontanissimi antenati: l'osservazione del suo movimento apparente intorno alla Terra ha per secoli regolato le loro credenze,i ritmi del lavoro,il susseguirsi delle stagioni,degli anni nei calendari. A lei dobbiamo persino il Natale,l'aureola sulla testa dei santi e molti altari cristiani rivolti a oriente. Chi,se non una divinità,avrebbe potuto tanto? Lo diceva persino il poeta Dante Alighieri: “Non esiste cosa visibile,in tutto il mondo,più degna del Sole di fungere da simbolo di Dio”. Nutrito di sangue umano Il Sole ebbe un posto d'onore in quasi tutte le religioni e le antiche mitologie del passato,diventando oggetto di culto già in epoca neolitica,come portatore di vita,luce e prosperità. Ma,a volte,anche di morte: è il caso del crudele dio azteco del Sole,Huitzilopochtli,che per continuare a splendere ancora doveva essere nutrito con sangue umano. Non di rado ebbe le sembianze femminili materna dea ittita Arinniti o della splendente Sòl della mitologia norrena,ma tra le civiltà mediterranee i fedeli preferivano immaginarselo come un giovane aitante. E bello,neanche a dirlo,come il Sole. A questa serie di fotomodelli,faceva eccezione Ra,che risplendeva nel cielo egizio sfoggiando un inquietante testa di falco. Ma anche se non era bello,il dio del Sole della città di Eliopoli piaceva: era uno che si era letteralmente “fatto da solo”,auto generandosi dalle acque di Nun,l'Oceano primordiale,per poi dar vita a tutto il creato. Da allora navigava nel cielo a bordo di Mandjet,la sacra “barca del mattino”,e di notte su Mesektet,la nave reale su cui attraversava il Regno dei Morti,per riportare all'alba,trionfante,la luce del nuovo giorno sulla Terra. Così facendo,dalla metà del III millennio a. C,aveva scalato in modo inarrestabile la classifica di gradimento delle divinità locali. Tanto che,quando Tebe diventò capitale del regno,venne associato al dio Amon,patrono della città. Fu un successo. Insieme,le due star del pantheon egizio si trasformarono in una specie di Zeus delle piramidi: la divinità solare e creatrice Amon-Ra. Helios e il Fiume Oceano Pur non godendo della stessa considerazione,Helios,l'incarnazione greca del Sole,poteva comunque contare su una fuoriserie,per spostarsi nel cielo: un carro d'oro,tirato da 4 cavalli alati che sbuffavano fuoco dalle narici. Su questo mezzo,ogni mattina,il figlio dei Titani Teia e Iperione lasciava il suo palazzo a oriente e,sollevandosi sulle acque del fiume Oceano,attraversava la volta celeste verso occidente. Nottetempo,navigando su una barchetta d'oro,tornava al punto di partenza,pronto a ricominciare l'indomani. Litigio tra dèi Questa sua esistenza da travet del cosmo si concluse intorno al V secolo a. C,quando venne rimpiazzato sul carro e nel culto del più versatile e moderno dio Apollo. Il pensionamento lo sottrasse alle critiche di chi,in quel periodo,metteva in dubbio la sua esistenza: uno fra tutti,il filosofo Anassagora,che rischiò la condanna a morte per empietà per aver scritto che il Sole era una pietra infuocata e che non poteva certo andarsene a spasso nel cielo su un carro. Con scarsi mezzi ma non senza brillanti intuizioni,gli antichi osservavano da sempre il cielo,il moto dei pianeti e degli astri: molti però preferivano continuare a credere agli dèi e ai più rassicuranti miti. Non capitava solo ai Greci. Nel VI secolo,per spiegare il fenomeno delle eclissi solari,i testi sacri della religione shintoista giapponese raccontavano del violento litigio fra Amaterasu Omikami,la “grande dea che splende nei cieli”,e suo fratello Susanoo,dio della tempesta. Quando la dea,indispettita,si rinchiuse in una caverna,la Terra piombò nelle oscurità finché la divinità dell'alba,Ama-no-Uzume,trovò il modo di riportare la luce nel cielo. Secondo un'altra tradizione,Amaterasu uscì dalla grotta il 21 dicembre,il giorno in cui anche in Giappone si ricorda il solstizio d'inverno,la notte più lunga dell'anno prima che le giornate ricomincino ad allungarsi. Si collegava al ciclo solare anche la festa rituale di Beltane,celebrata da alcune popolazioni celtiche in onore di Belanu,”il dio luminoso”,il cui culto risaliva al I millennio a. C. Nel X secolo,durante questo evento,i druidi salutavano tra falò e riti di fertilità la rinascita del dio e l'avvento della “stagione luminosa”. Era un po' lo stesso concetto alla base del Natale. No,non quello con Gesù bambino,la mangiatoia,il bue e l'asinello,ma il dies natalis Soli invicti,il “giorno di nascita del Sole invitto”. Era stato l'imperatore romano Aureliano (270-275) a consacrare il 25 dicembre alla rinascita di quel dio,che aveva importato a Roma dalla città di Emesa (Siria). L'idea era di unificare sotto le insegne di quell'unico culto tutti i popoli assoggettati dato che in quasi ogni religione del vastissimo impero esisteva un dio con caratteristiche solari. Il Sole pagano Il persiano Mitra,il greco Apollo,l'egizio Serapide,il siriano El-Gabal e persino l'egreste Sol indiges,il “Sole progenitore di ogni cosa” venerato dai Romani fin dalla fondazione delle loro città,furono così associati al Sol invictus. Il culto pagano dell'astro dispensatore di vita rimase in auge fino a che l'imperatore Teodosio I non fece del cristianesimo l'unica religione di Stato. Era il 380: già 50 anni prima,il suo collega Costantino aveva stabilito che in tutto l'impero il 25 dicembre sarebbe stato celebrato il Natale cristiano,non più il Sol invictus. D'altra parte,lo dicevano le Scritture: Gesù è il vero Sole,venuto al mondo per sconfiggere le oscurità. Il fatto,però,che in un mosaico del IV secolo della Necropoli Vaticana fosse raffigurato come Helios,con tanto di quadriga e raggi d'oro intorno alla testa (quelli che col tempo si trasformarono in aureola),dà un'idea di quanto la concorrenza pagana fosse forte. “E' così tanto stimata questa religione del Sole che alcuni cristiani prima di entrare nella basilica di San Pietro apostolo,si volgono verso il Sole e piegando la testa si inchinano in onore dell'astro fulgente”notava contrariato papa Leone Magno,nel sermone di Natale del 460. Detto fatto: secondo il noto adagio del “se non puoi batterli unisciti a loro”,per cristianizzare l'inchino la Chiesa dettò nuovi canoni architettonici e per tutto il Medioevo la maggior parte degli altari venne orientata “versus Solem orientem”. Certo non fu questo il primo caso in cui l'astro bollente regolò la disposizione delle costruzioni. Ben 6000 anni prima di Cristo,un migliaio abbondante in anticipo sulla realizzazione delle prime piramidi e più di 3000 su quella di Stonehenge (Inghilterra),i nomadi del Sahara tirarono su a Nabta Playa (Egitto) il più antico complesso megalitico oggi noto,allineandolo con le costellazioni e la posizione del Sole durante i solstizi e gli equinozi. Una grande conquista per chi osservava a occhio nudo i fenomeni celesti,ma solo un punto di partenza per gli scienziati che,dall'inizio del'600,grazie ai primi cannocchiali e strumenti pian piano più sofisticati,riuscirono ad avvicinarsi sempre di più alla vera sostanza del Sole. Senza comunque intaccare l'essenza divina di quella palla di fuoco che ogni sera ci incanta al tramonto prima di spegnersi in mare. P.S: non cade in mare.

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