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Pazzi d'amore


Da Enrico VIII ad Alma Mahler,passando per Picasso: quando i sentimenti e passioni fanno male. Anzi distruggono!

Passione struggente,unica ragione di vita,malattia che spinge alla disperazione e al suicidio,desiderio di dominio: l'amore è stato anche questo durante la Storia,dando ragione a Voltaire che nel '700 scriveva: “L'amore è di tutte le passioni la più forte perché attacca contemporaneamente la testa,il cuore e il corpo”. Il sentimento amoroso,infatti,ci annebbia la ragione,può far perdere la testa...e non solo metaforicamente. Come dimostrano,per esempio,le vicende sentimentali del re d'Inghilterra Enrico VIII (1491-1547).

Da perderci la testa. Enrico era un uomo convinto che ogni suo desiderio andasse esaudito e applicava questo principio sia al governo del suo Stato,sia alle relazioni amorose. I risultati furono rapporti burrascosi con re e papi del suo tempo e,nel privato,6 mogli e decine di amanti a gratificare il suo smisurato orgoglio,Caterina d'Aragona,la prima consorte,la sposò anche se era più anziana di lui ed era vedova del fratello Arturo. E questo per fare uno sgarbo al padre,Enrico VIII,che avrebbe voluto un matrimonio più prestigioso per l'erede al trono. Il re l'ebbe vinta,ma quando Caterina cominciò a mostrare i suoi anni e a non partorire l'agognato figlio maschio,il re puntò gli occhi altrove. La prescelta fu una donna di corte di Caterina,Anna Bolena,giovane e furba,tanto da tenere sulla corda il sovrano a lungo,non concedendosi mai del tutto. Enrico,deciso a impalmarla,smosse mare e monti per ottenere il divorzio e quando il papa lo negò decise di sottrarsi all'autorità del pontefice dando vita a una Chiesa tutta sua (la Chiesa anglicana) di cui era il capo. Anche Anna però gli venne ben presto a noia,e in aggiunta non gli diede il sospirato figlio maschio. Sopratutto non voleva farsi da parte e lasciare il posto alla nuova fiamma di Enrico,la giovanissima Jane Seymore. Il sovrano risolse subito passando la pratica al boia e la testa di Anna,accusata di tradimento,rotolò nella polvere nel 1536. Stesso destino per la moglie di Enrico,Catherine Howard,condannata a morte nel 1541 perché ormai d'intralcio al “Barbablu” coronato.

Pennello assassino. Non ricorreva al boia,ma anche lui sapeva come far cadere teste e cuori ai suoi piedi: parliamo di Pablo Picasso (1881-1973),genio benefico nell'arte,malefico nelle relazioni amorose per la sua capacità di soggiogare e portare sull'orlo della follia e anche oltre chi gli stava accanto. Difficile sfuggire al suo carisma,come testimonierà il collega Renato Guttuso,che affermò come fosse “un uomo estremamente vitalizzante. Quando stavi con lui,una sera,a pranzo,qualche ora ne uscivi arricchito,eccitato,fecondato quasi”,mentre la scrittrice Inge Feltrinelli lo definì “un piccolo diavolo affascinante e misterioso,un toro dagli occhi magnetici”. E furono decine le donne ammaliate da quegli occhi e quel fascino di un uomo che poneva la prescelta al centro suo universo creativo,e la trasformava in musa ispiratrice. Fino a quando,soddisfatto il suo ego smisurato,rivolgeva le sue attenzioni altrove,lasciando dietro di sé dolore e disperazione. Tra le vittime vi fu la ballerina ucraina Olga Khokhlova,sposata nel pieno di una storia d'amore follemente passionale e travolgente nel 1918. Picasso ritrasse la consorte in numerosi dipinti salvo poi abbandonandola quando Olga ebbe il loro unico figlio. Era già entrata nella sua vita la giovanissima (17 anni lei,46 lui) Marie-Thèrèse Walter e con lei Picasso attraversò il suo periodo surrealista senza mai divorziare dalla prima moglie,cosa che lo avrebbe costretto a rinunciare a metà del suo patrimonio in base alle leggi all'epoca in vigore in Francia. Quando poi anche Marie-Thèrèse rimase incinta,il pittore la abbandonò e la donna non si riprese mai da quel folle amore,fino al suicidio avvenuto molti anni dopo la fine della storia. A favorire l'allontanamento da Marie-Thèrèse era stata la fotografa Dora Maar,indipendente e politicamente impegnata,ma anche stregata dalla malia di un artista che letteralmente succhiava le energie di chi gli stava accanto. Non a caso Dora disse al pittore: “non è un uomo,è una malattia”. Una malattia che costò alla donna 2 anni di clinica psichiatrica,varie sedute di elettroshock e una depressione durata tutta la vita. Non tanto meglio andò all'ultima moglie di Picasso,Jacqueline Roque,ritratta in più di 400 dipinti. Si conobbero nel 1953 quando lui aveva 72 anni e lei 26,e si sposarono nel 1961. Il rapporto durò più di 20 anni e si basò sulla devozione assoluta della donna. Anche lei,13 anni dopo la morte dell'artista,si suicidò con un colpo di pistola.

La signora delle arti

Un mix ben riuscito di Circe e Medusa sembra essere stata Alma Mahler (1879-1964),la donna che è passata alla storia con l'epiteto di “vedova delle quattro arti”,perché i suoi compagni furono personaggi straordinari,che cambiarono le regole della pittura,dell'architettura,della musica e della letteratura nel '900. Alma fu,infatti,la moglie del musicista Gustav Mahler,ebbe relazioni più o meno appassionate con Gustav Klimt e Oskar Kokoschka,sposò il grande architetto Walter Gropius e infine il letterato Franz Werfel. Molti la amarono,altrettanti la detestarono perché usò,anche con spregiudicatezza,il suo fascino,la sua bellezza e la sua indiscutibile intelligenza per soddisfare un'enorme ambizione. A confermarlo è la scrittrice americana Cathleen Schine:”Come le storie delle donne più note e notevoli,anche quella di Alma Mahler riguarda sesso e potere. In effetti,amava e desiderava entrambi. Era ambiziosa,voleva diventare una grande musicista”. Divenne la musa ispiratrice di grandi uomini. Alcuni la vedono come una vittima femminile dell'oppressione culturale. Altri,poiché era narcisista,orgogliosa,antisemita e mentitrice,non la sopportavano. D'altronde,anche in vita è stata adorata e insultata. Ma sopratutto è stata desiderata.

Musa & bambola. Il grande Klimt,quando la vide per la prima volta nel 1899,scrisse al di lei patrigno,il pittore Carl Moll,quanto fosse meravigliato che non l'avesse mai ritratta. Klimt ne fu in un certo modo soggiogato e quando Alma partì per un viaggio in Italia con la madre la seguì per strapparle qualche tenerezza di nascosto. Fece,inoltre,della donna la musa altera e sensuale della Secessione viennese ma dovette farsi da parte quando Alma incontrò quello che sarebbe diventato il suo marito,Gustav Mahler. Si sposarono nel 1902 e il matrimonio durò fino alla morte del musicista nel 1911. Mahler riuscì in qualche modo a contenere la personalità esuberante di Alma,che ebbe molte avventure ma ritornò sempre a casa. In quel periodo per lei perse la testa il giovane architetto Walter Gropius,che riuscì a sposarla solo dopo un lunghissimo e forsennato corteggiamento nel 1915. Tra un matrimonio e l'altro Alma fu anche la musa di Oskar Kokoschka,che per lei impazzì proprio. La ritrasse in decine di quadri e bozzetti,via via sempre più cupi e inquietanti a mano a mano che la loro relazione diventava sempre più lacerata,violenta e tempestosa. Abbandonato definitivamente,l'artista austriaco cadde in un abisso di follia da cui non si riprese mai del tutto. In preda al delirio amoroso si fece addirittura costruire una bambola con le sembianze della donna amata,un automa da tenere sempre accanto come testimonianza del proprio amore malato. Alma era però già proiettata verso nuove avventure,vera ape regina a cui non bastava l'amore di Gropius,amore diventato dopo il matrimonio “un sentimento coniugale oscuro e tiepido”. Ebbe altre relazioni e matrimoni (alla fine furono 5),e prima di morire,all'età di 85 anni,poté scrivere: “Dio mi ha permesso di conoscere i capolavori del nostro tempo prima che lasciassero le mani dei loro creatori. Questa mi sembra già giustificazione sufficiente per la mia presenza sulla Terra”.

Mitiche follie.

Il legame tra amore e follia ha molte testimonianze anche nei miti classici. Per gli antichi,infatti,tutti gli uomini erano sottomessi al dominio di Afrodite (o Venere),dea della sessualità e dei desideri,e sotto il suo dominio era quasi scontato fare scelte irrazionali e pazze. Così,nella mitologia greca la regina barbare Medea,abbandonata da Giasone,decise di vendicarsi avvelenando la nuova sposa dell'eroe uccidendo anche i 3 figli avuti da lui.

Meglio morta. Fedra,figlia del re di Creta Minosse e seconda sposa di Teseo,re di Atene,si innamorò follemente del figliastro Ippolito e una volta rifiutata lo accusò di averla violentata per poi uccidersi. Suicida per amore finì,nell'Eneide di Virgilio,anche la regina di Cartagine Didone,dopo essere stata abbandonata da Enea: la regina si diede fuoco.

 

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