Sia durante le fasi di quiescenza tra un'eruzione e l'altra sia in concomitanza con l'attività eruttiva,i vulcani sono sede di un abbondante rilascio di gas. Quasi tutti i crateri dei vulcani attivi sono occupati da campi fumarolici che emettono nell'atmosfera vapore acqueo e altri componenti gassosi . La temperatura delle fumarole può variare da meno di 100°C fino a temperature maggiori di 700-800°C,vicine a quelle tipiche dei magmi. Nelle zone periferiche di un vulcano possono invece trovarsi sorgenti termali a diversa temperatura e variamente mineralizzate. I fluidi portati in superficie dalle fumarole e dalle sorgenti termali possono derivare dal degassamento del magma in profondità,oppure possono essere il risultato del riscaldamento di acque sotterranee a opera del calore fornito dal magma stesso. Nella maggior parte dei casi,i fluidi hanno un origine ibrida essendo il risultato di una sorta di miscuglio a interazione chimica tra gas magmatici e acque sotterranee. L'aumento di temperatura degli acquiferi sotterranei,provocato dal rilascio di calore da parte del magma,può causare improvvise esplosioni chiamate esplosioni freatiche. Le condizioni esplosive si raggiungono quando l'acquifero caldo è sigillato da una copertura rocciosa impermeabile e la sua temperatura supera quella di ebollizione,generando una pressione superiore a quella della copertura sovrastante. Le esplosioni freatiche producono lancio di fango e frammenti di rocce,trasformate da processi di alterazione idrotermale,insieme ad abbondante vapore acqueo. Pur interessando aree estese poche decine o poche centinaia di metri,le eruzioni freatiche costituiscono un serio rischio perché avvengono frequentemente senza segnali premonitori. Un'esplosione di questo tipo causò nel 1989 la morte di nove turisti che si trovavano sul bordo del Cratere Centrale dell'Etna. In questo caso,l'esplosione si innescò in seguito a piccole frane sui fianchi interni del cratere,che tapparono le zone di fuoriuscita di gas sul fondo del cratere provocandone l'accumulo fino al raggiungimento della pressione sufficiente per l'esplosione. Talvolta,le esplosioni freatiche precedono di poco la riattivazione di vulcani quiescenti,come nel caso delle eruzioni del Mount St. Helens (USA) nel 1980,del Nevado del Ruiz (Colombia) nel 1985 e del Pinatubo (Filippine) nel 1991. Quando gli acquiferi riscaldati del magma non sono sigillati da una copertura impermeabile le acque calde possono risalire in superficie dando vita a manifestazioni termali di vario genere. Le più spettacolari sono senz'altro i geyser,formidabili getti di acqua bollente,vapore e gas che periodicamente irrompono dalle profondità della terra. I geyser si formano di solito in aree di vulcanismo in via di estinzione,dove permangono anomalie termiche nel sottosuolo e dove sono presenti grandi riserve di acqua freatica. Gli esempi più famosi sono l'Old Faithful Geyser nel Parco Nazionale di Yellowstone (USA) e il Big Geyser in Islanda,i cui getti raggiungono altezze comprese tra i 30-60 m. Le aree di vulcanismo sono caratterizzate anche da rilascio diffuso di gas (principalmente CO2 ) dal suolo,spesso in quantità maggiore rispetto a quella rilasciata dalle fumarole. La liberazione di anidride carbonica sul fondo di crateri occupati da laghi può produrre pericolosi fenomeni di concentrazione all'interno della massa d'acqua. In certe particolari condizioni,esso può essere infatti liberato in maniera improvvisa provocando l'emissione di una nube di gas che,essendo più pesante dell'aria,corre a livello del suolo determinando il soffocamento di persone e animali. Un evento di questo tipo,verificatosi al lago Nyos (Camerun) nel 1986,causò la morte di 1.700 persone.
Commenti
Posta un commento