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Amanita Falloide


 E' un fungo subdolo,anche piccole dosi del suo potente veleno possono provocare la morte. Si può morire anche solo dopo aver mangiato metà del suo cappello. La sua potenziale pericolosità non è caratterizzata solo dal suo veleno, ma anche da una sua specialità : si mimetizza assumendo molteplici sembianze. Grazie a questa sua specialità polimorfica sembra molto somigliante con altri funghi,e ciò la rende più pericolosa.


Viene chiamata : “ovolo bastardo”,”angelo della morte”,”tignosa verdognola” o “tignosa morteada”.


Tuttavia questo pericolosissimo fungo,che può assumere moltissime e infinite forme,presenta delle caratteristiche ben definite :


. Il Cappello ha una forma di campanula o di cono,qualche volta di un emisfero, il suo colore può variare dal grigio al giallastro o dal bruno al molto chiaro, quasi bianco. Per lo più la colorazione del fungo passa gradatamente dallo scuro del centro alle tonalità più schiarite dei margini. E ha un diametro che varia dai 4 ai 15 cm e può apparire di natura viscosa o brillante a seconda del grado di

umidità.


. Il Gambo ha la caratteristica conformazione del fallo e tende ad espandersi di lato sempre di più via via che si scende,possiede delle tipiche striature verdognolo o biancastro,molto simili a quelle di alcuni serpenti. Quando il fungo è giovane il gambo è pieno,quando il fungo invecchia il gambo si fa cavo, anche se mantiene una consistenza bulbosa alla base.


. Le Lamelle del fungo sono disuguali,e disposte fittamente,libere in corrispondenza del gambo.


. L'anello,che si trova nella regione pre-apicale,è di colorito biancastro,ed è avvolgente nei confronti del gambo come un fazzoletto. Quando il fungo matura,l'anello cade.


. La Carne del fungo è di consistenza fibrosa,è molto soda e bianca. Quando il fungo è crudo non ha odore,solo a volte può profumare di rose appassite o maleodorante di urina ; quando,invece,è fradicio emana un odore come quello dell'ammoniaca (NH3 ),fetido e sgradevole.



. Il fungo cresce con facilità nei boschi pieni di fronde,presso le conifere e/o le querce,prediligendo il periodo estivo e quello autunnale.


E' un basidiomicete della famiglia delle Amanitaceae .


La sua tossicità deriva dalle amanitine contenute,sono molecole cicliche che bloccano selettivamente l'enzima RNA- polimerasi coinvolto nella sintesi proteica,e falloidine (è una micotossina presente in alcune specie di funghi velenosi),creando cicli-peptidi potenzialmente e ugualmente dannosi per la membrana cellulare,poiché legano con l'actina,proteina strutturale che mantiene in posizione i canali ionici ; in tal modo dalla cellula fuoriescono ioni sodio ed entrano ioni potassio ; la cellula si gonfia e si divide.


I pericoli per la salute dell'uomo :


. Provoca danni irreversibili al fegato e la morte. Possono risultare letali anche piccolissimi frammenti (circa 1 g di peso fresco per ogni chilogrammo di peso di chi lo ingerisce),quindi nel caso in cui il fungo venga in contatto con altri funghi commestibili non si potranno più consumare neanche quest'ultimi ; inoltre il fungo mantiene tutte le sue proprietà velenose anche dopo la cottura, l'essiccazione e il congelamento. I primi sintomi della sindrome falloidea (è un'intossicazione da funghi a lunga latenza) possono essere avvertiti da 12 a 48 ore dopo l'ingestione,a seconda della costituzione fisica del soggetto.

In questo periodo l'RNA -polimerasi a livello epatico vengono inibite : cessa quindi la sintesi proteica e il fegato va in necrosi con effetti analoghi all'epatite virale in forma grave. Se l'avvelenamento è diagnosticato in tempi brevi,è possibile evitare il decesso del paziente ; tuttavia quest'ultimo a seguito del danno epatico riportato,dovrà ricorrere a emodialisi (è una terapia fisica sostitutiva della funzionalità renale somministrata a soggetti nei quali essa è criticamente ridotta) oppure al trapianto dell'organo.


. La terapia dell'avvelenamento da Amanita phalloides è :

Silibinina per via orale ; 20-50 milligrammi per chilogrammo in 500 ml di soluzione di destrosio al 5% da iniettare ogni 6 ore per 1 giorno.

Può essere somministrata anche la penicillina (le penicilline sono antibiotici beta-lattamici isolati da prodotti del metabolismo di alcune specie di Penicillium,in particolare il Penicillium notatum oggi noto come Penicillium

chrysogenum ) in alto dosaggio. Entrambi i farmaci inibiscono l'incorporazione dell'amanitina.









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