Per il cervello di sicuro,e a lui basta meno di un secondo per giudicare: lo ha scoperto Eldar Shafir dell'Università di Princeton,con una serie di esperimenti. Ad alcuni volontari sono state mostrate fotografie di persone vestite con abiti dall'apparenza più o meno ricca,chiedendo per quanto le giudicassero capaci e competenti. Ebbene,nonostante gli stratagemmi usati per diminuire al massimo il pregiudizio basato sull'abbigliamento (dal chiedere esplicitamente di non considerare il vestito al dare una ricompensa se il giudizio si fosse avvicinato a quello di chi vedeva i visi senza l'abito),chi vestiva “meglio” veniva considerato sempre e comunque più preparato e capace di chi aveva l'aria più dimessa,perfino quando si trattava della stessa persona vestita in modi diversi. E il bello è che il cervello cataloga in base all'abito chi ha difronte in un attimo: le foto infatti venivano mostrate da un secondo a 130 millisecondi,il minimo per renderci conto di avere una faccia davanti.
Pregiudizio. Difficile negare che la prima impressione sia quella che conta di più,allora,ma secondo Shafir “sapere che il pregiudizio basato sull'abbigliamento esiste ed è molto radicato già aiuta a combatterlo. Certo,forse dovremmo limitare al massimo le occasioni perché si manifesti,per l'esempio con l'uso di uniformi nelle scuole o cercando di valutare i candidati a un lavoro il più possibile su carta anziché di persona”.
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