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I Bronzi di Riace


 


Vennero rinvenuti in fondo al mare il 16 agosto 1972 al largo di Riace Marina,sulla costa Ionica in provincia di Reggio Calabria,e da quel giorno mille interrogativi non hanno trovato risposta. Chi è raffigurato nei Bronzi? Chi li aveva realizzati? Dove sono diretti? Erano solo due o facevano parte di un gruppo scultoreo più numeroso? Tante domande a cui però non si è ancora riusciti a dare una risposta esaustiva. I Bronzi di Riace sono dei veri e propri capolavori dell'antichità riconosciuti in tutto il mondo. I loro corpi,alti 2 m,appaiono ancora perfetti in ogni minimo dettaglio ed esprimono contemporaneamente bellezza e forza. Come già detto,furono ritrovati a circa 8 m di profondità nel mar Ionio,al largo di Riace Marina,e da quel giorno si sono susseguiti gli studi e le domande,ancora in parte nel campo delle ipotesi. E se i Bronzi di Riace fossero siculi? Questa è l'ipotesi di Anselmo Madeddu,un medico siciliano con la passione per l'archeologia,che seguendo una sua intuizione geniale è arrivato a ipotizzare che in Bronzi in realtà fossero 3 e che raffigurassero il re siracusano Gelone con i suoi 2 fratelli. L'ipotesi dell'origine siciliana Nessuno,prima di Madeddu,aveva pensato che i Bronzi di Riace potessero raffigurare personaggi storici realmente esistiti. Eppure,le poleis e i santuari di Olimpia e Delfi erano pieni di statue di personaggi reali,atleti sopratutto,ma anche re e condottieri. Quello che non tornava è legato alla nudità,che era propria delle sculture che raffiguravano eroi,divinità o atleti. Chi e cosa si sarebbe voluto rappresentare allora? I Bronzi di Riace sarebbero stati commissionati per ricordare un fatto storico vero,uno dei più significativi della storia di Siracusa. Gelone,il primo tiranno della città,riportò una clamorosa vittoria contro i Cartaginesi a Himera nel 480 a. C. Una vittoria importante che lo avrebbe confermato come eroe e capo indiscusso di Siracusa ma egli,per fugare ogni dissenso popolare sul suo operato,si consegnò davanti al popolo siracusano deponendo le armi e spogliandosi dei suoi abiti. Il “re nudo” e inerme invitò quindi i presenti a decidere della sua sorte. Il gesto fu talmente apprezzato che i Siracusani respinsero le sue “dimissioni” e lo acclamarono re ed eroe. In ricordo di quel gesto straordinario venne fatto realizzare un magnifico gruppo scultoreo: “re Gelone nudo che depone le armi davanti al popolo”. Un episodio che ci è stato tramandato da ben 3 autori differenti: Diodoro Siculo,Claudio Eliano e Polieno. Del gruppo scultoreo,oltre Gelone (che corrisponde al bronzo B) avrebbero fatto parte anche 2 suoi fratelli che lo avrebbero accompagnato all'assemblea popolare al ritorno dalla battaglia di Himera: Ierone (che corrisponderebbe al bronzo A) e Trasibulo (un terzo bronzo che sarebbe scomparso). Il punto di svolta A volte sono i piccoli dettagli a fare la differenza. Così è stato per un piccolo ma fondamentale particolare della statua B. Alcuni segni presenti sul capo del Bronzo B attesterebbero inequivocabilmente la presenza,sotto l'elmo di stile corinzio,di una Kynè,una cuffia con paraorecchie,sottogola e paranuca a ricciolo che era il segno distintivo del comando supremo. La Kynè era un segno di riconoscimento non identificabile dai nemici e che,allo stesso tempo,consentiva ai soldati che stavano dietro al comandante di riconoscerlo e di proteggerlo. Da quel punto in avanti un indizio si è legato ad un altro andando a ricomporre un puzzle che getta nuova luce sul mistero dei Bronzi di Riace. Quello che si sapeva è che le statue erano state realizzate con la tecnica della “cera persa”. In questo procedimento dentro le statue restano intrappolati dei residui della terra di fusione e proprio all'esame di questa,durante i restauri del 1995,si è potuto capire che i Bronzi di Riace erano opera della scuola scultorea di Argo e che furono fabbricati tra il 480 e il 460 a. C,datazione in linea con lo stile,denominato “severo”,di queste opere. Inoltre,i supporti degli elmi presenti sui capi delle statue sono risultati compatibili solo con elmi corinzi,un tipo di elmo usato specialmente a Siracusa. Ci sono monete siracusane coniate all'epoca di Timoleonte (344-335 a. C.) che raffigurano una testa barbuta molto simile a quella del Bronzo B con elmo corinzio che ha proprio la Kynè con paranuca a ricciolo. Il gioco era praticamente fatto! Quale personaggio storico,dunque,era stato un re e comandante supremo tra il 480 e il 460 a. C. a Siracusa? La committenza In quel periodo a Siracusa regnavano i tiranni Dinomenidi; prima Gelone e poi il fratello Ierone. Possibile siano stati loro a ordinare la creazione delle statue? I Dinomenidi furono,negli anni tra il 480 e il 460,i maggiori committenti di statuaria bronzea dell'Occidente ellenico (l'80% della committenza siciliana) e tra i maggiori dell'intero mondo greco,perché la committenza di opere d'arte celebrative,era uno strumento di propaganda politica. I loro bronzi popolarono i santuari di Olimpia e di Delfi con statue che ritraevano anche le loro vittorie ai giochi olimpici. Siracusa nei loro anni fu la città greca che vinse più gare e il famoso Auriga di Delfi faceva parte di un gruppo scultoreo che celebrava proprio una vittoria di Ierone. Il fatto che i re fossero anche grandi atleti è un altro elemento che potrebbe spiegare la nudità dei personaggi storici. I Bronzi di Riace rappresenterebbero dunque l'episodio storico della deposizione delle armi di Gelone? Ad avvalorare ancora di più questa tesi è l'atteggiamento delle due statue. Il bronzo B,quello con la Kynè,rappresenterebbe Gelone e avrebbe l'atteggiamento di deporre le armi,mentre suo fratello Ierone (il bronzo A) starebbe di guardia con la lancia in mano e il capo ruotato di 45° verso la sua destra a sorvegliare il suo sovrano e fratello. Proprio dalla disposizione del quadro scenografico,Madeddu ha ipotizzato la presenza di una terza statua che probabilmente doveva ritrarre un altro loro fratello: Trasibulo; un bronzo C che doveva essere disposto in maniera simmetrica rispetto al bronzo A,cioè con il capo ruotato di 45° verso la sua sinistra. Un'ipotesi non tanto fantasiosa,visto le dichiarazioni presenti nel libro Facce di Bronzo in cui l'autore,Giuseppe Bragò,racconta del presunto ritrovamento di una terza statua avvistata e poi scomparsa nei fondali delle acque di Riace. E' possibile che una colonia greca come Siracusa fosse in grado di commissionare opere così importanti? Per capirlo bene si deve comprendere cos'era al tempo la Magna Grecia e,nella fattispecie,Siracusa. Siracusa & la Magna Grecia I Bronzi di Riace sono custoditi oggi nel Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria e sono la testimonianza più suggestiva della Magna Grecia. Guardando la loro bellezza e perfezione si riesce a comprendere cosa significhi veramente il termine “Magna Grecia”. “La Grande Grecia”,così venivano chiamate le colonie greche del Sud Italia perché erano divenute più prospere e belle di qualsiasi città della madrepatria. Quando Platone visitò Siracusa,tra il 388 e il 360 a. C,rimase stupito dalla grandezza e dalla ricchezza della città e ancora di più del fatto che si mangiasse ben 3 volte al giorno,cosa inconsueta nella Grecia di quei tempi. Non fatichiamo a comprendere allora come Siracusa potrebbe essere stata la protagonista della storia dei Bronzi. Fondata da coloni greci di Corinto nella seconda metà dell'VIII secolo a. C,la città ebbe un incredibile sviluppo proprio sotto Gelone,il suo primo tiranno (nell'antica Grecia,questo termine era riferito a chi deteneva il potere assoluto in una città e solamente dopo assunse il significato di chi esercita la propria autorità in modo dispotico,autoritario e oppressivo). Gelone dotò Siracusa di un numeroso esercito e di una tra le flotte più potenti del Mediterraneo,intraprese rapporti diplomatici con le più grandi città della Grecia come Sparta e Atene,avviò una vasta monumentalizzazione di Siracusa con la costruzione di numerosi templi e del teatro greco che rappresenta oggi un magnifico esempio di architettura antica,oltre a essere il teatro greco più grande di tutta la Sicilia. Una storia travagliata Gelone,non solo rese Siracusa una delle più potenti città del Mediterraneo ma,per la sua saggia amministrazione,venne ricordato come un “sovrano giusto” dal popolo siracusano e fu proprio questa grande stima da parte della sua gente ad aver permesso che i Bronzi di Riace arrivassero sino ai giorni nostri. Quando,infatti,intorno alla metà del 300 a. C,Timoleonte liberò Siracusa dalla tirannide di Dionisio,i Siracusani processarono le statue dei tiranni che abbellivano la città come se si fosse trattato di persone vere e le condannarono a essere vendute,tranne quella di Gelone. Questo episodio è narrato in un antico scritto di Dione Crisostomo (I secolo d. C) e ha permesso a Madeddu,grazie a una più efficace traduzione del greco,di ipotizzare anche chi fosse l'autore dei Bronzi di Riace. Il testo,infatti,racconta che tutte le statue vennero portate via tranne quella di Gelone e quelle opere di Dionisio che le erano attorno. L'artista che realizzò i Bronzi potrebbe quindi essere Dionisio d'Argo che era già al servizio della corta siracusana. Ipotesi che risulta essere perfettamente compatibile con le considerazioni archeologiche fatte sino ad ora secondo cui doveva trattarsi di un'artista della scuola scultorea di Argo. Le statue poi,dopo la conquista romana del 212 a. C,vennero probabilmente trasportate a Roma dove rimasero fino al IV secolo,quando molti capolavori bronzei greci presenti a Roma furono portati a Costantinopoli. Si può ipotizzare che fu in uno di quei viaggi che la nave che doveva trasportare i bellissimi Bronzi affondò nei pressi di Kaulonia (l'odierna Riace). Chissà se future analisi potranno in qualche maniera confermare questa suggestiva ipotesi di Anselmo Madeddu che,con dovizia di particolari e una logica convincente,è riuscito a fornire un volto e una storia alla coppia di Bronzi più famosi al mondo dopo più di 2000 anni di oscurità. Dal 1981 le statue sono esposte al Museo Nazionale di Reggio Calabria,collocate su piattaforme anti-sismiche.

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