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Leggende sotto spirito


 Nella tradizione medioevale,i fantasmi giocano molti ruoli : presenze ammonitrici,vendicatori di torti,anime in cerca dell'amore perduto. Figure impalpabili,ma che hanno messo radici profonde nel nostro immaginario.



La domanda è antica quanto l'umanità stessa : che cosa ci accade dopo la morte? Un quesito che ha risuonato potente in tutte le culture e le epoche storiche,generando,prima che speculazioni filosofiche e religiose,invenzioni narrative che in qualche modo fornissero un collegamento tra il mondo dei vivi e quello dei defunti. Presenza incorporea,ancora parzialmente legata alla realtà terrena,lo spettro si è presto affermato come una delle figure più popolari e diffuse in ogni mitologia,sia nelle storie dotte che nelle credenze popolari. Naturalmente si modellava a seconda dell'ambiente culturale,del luogo e dell'epoca : il fantasma medioevale non fa eccezione,e i diversi ruoli che gli vennero affidati nelle cronache,nelle prediche e nei racconti dimostrano quanto vario e ricco fosse il panorama culturale dei cosiddetti “secoli bui”.



Aleggiano gli spettri

Per loro natura,i morti non sono in grado di intromettersi negli affari dei vivi”. Con queste parole,sant'Agostino (354-430) aveva negato l'esistenza dei fantasmi,prendendo le distanze dalle credenze del mondo classico e definendo l'orientamento della Chiesa cristiana dei primi secoli. Nel corso del tempo,però, il contatto con le genti barbariche portò,all'interno della cultura popolare,nuovi elementi fantastici,spiriti e apparizioni compresi. Con l'approssimarsi dell'anno Mille,l'idea di un avvicinamento tra il mondo dei vivi e quello dei morti si fece più forte e le testimonianze di apparizioni di spiriti provenienti dall'aldilà diventarono più frequenti,tanto che gli uomini di Chiesa utilizzarono tali spunti per creare storie esemplari che educassero i fedeli alla morale cattolica. All'inizio si trattava di racconti spesso ricalcati sul modello delle agiografie dei santi,allora estremamente popolari. Così,già a cavallo tra il VI e il VII secolo, nella sua Storia ecclesiastica degli Angli,il monaco inglese Beda il Venerabile raccontava di come lo spirito del confratello Basilio fosse apparso a uno dei suoi vecchi discepoli perché comunicasse al missionario Egbert di cambiare la destinazione del suo viaggio e di recarsi al monastero di Columba,in Germania. In questo e in altri numerosi esempi le apparizioni erano quelle di spiriti inviati dal cielo per comunicare ai vivi la volontà divina. In altri testi,però,i fantasmi venivano usati per provare l'esistenza di una vita oltre la morte,con l'intento di contrastare la diffusione di certe credenze pagane o filosofiche che invece la negavano. E' il caso delle Cronache di Theitmar di Merseburgo,un vescovo sassone dell'XI secolo,il quale descriveva una riunione notturna di spettri tenutasi,secondo le testimonianze,nella Chiesa di Deventer. Si trattava,a detta dell'autore,di anime vendicative che non esitavano a cacciare e a uccidere i viventi che osavano disturbarle. Ben diversi erano gli spettri descritti nei Dialoghi di Gregorio Magno (540-604),che rappresentavano anime in espiazione,alla ricerca del perdono e quindi del permesso di varcare i cancelli del Paradiso. Questo tipo di fantasma veniva agitato come strumento di propaganda a favore di una o dell'altra corrente religiosa,oppure contro il potente di turno che aveva osato andare contro gli interessi della Chiesa. Lo spirito otteneva la liberazione dalle sue sofferenze (che nella maggior parte dei casi erano “fisiche”) in virtù dell'intercessione di persone viventi e del denaro elargito dalla Chiesa perché finanziasse messe e preghiere in suffragio dell'anima in pena. In effetti,un altro degli scopi per cui queste storie venivano raccontate era proprio quello di spingere i credenti ad allentare i cordoni della borsa.



Messaggi dall'aldilà

Come nel caso di alcune moderne rappresentazioni di fantasmi,anche nel Medioevo la comparsa di uno spettro poteva rivelarsi il segno premonitore di un'imminente sventura o della prossima dipartita di colui al quale lo spirito si manifestava. Anche cronisti autorevoli e celebrati per il loro contributo alla diffusione della dottrina e della storia della Chiesa facevano frequente riferimento a racconti che riportavano questo tipo di apparizione. Il già citato Beda,per esempio,riferì il caso della suora Tortgith,che si trovò faccia a faccia con la sua amata badessa,Ethelberga,defunta tre anni prima. Quando l'anima della madre superiora le annunciò la morte imminente,Tortgith espresse la propria contrarietà,ma tutto ciò che riuscì a ottenere fu un giorno di vita in più : un decreto celeste non può essere cancellato. Circa sei secoli più tardi,Cesario di Heisterbach,monaco cistercense del Duecento,nei suoi Dialoghi sui Miracoli riferì questa storia : il suo priore,Garlac,gli aveva raccontato di un fantasma femminile apparso al figlio di un cavaliere e alla sua balia. Il bimbo era caduto subito malato,profetizzando la sua morte e quella delle sorelle,a sette giorni di distanza una dall'altra : eventi che puntualmente si erano avverati,accompagnati,subito dopo,anche dalla morte della povera balia e della madre. Le guerre e le frequenti invasioni da parte di popolazioni pagane o islamiche sono,molto probabilmente,alla base della fioritura delle leggende riguardanti le armate degli spiriti,particolarmente popolari a cavallo tra l'alto e il basso Medioevo. Nei cinque libri della sua Storia,Rodolfo il Glabro (985-1047 circa) fa riferimento alla testimonianza del monaco Wulferio,il quale raccontò di essersi ritrovato in una chiesa in mezzo a una folla di figure che indossavano abiti bianchi e stole rosse. Una di queste,tenendo la Santa Croce tra le mani,si presentò come il vescovo di una terra lontana e gli rivelò che coloro che affollavano la chiesa erano gli spiriti di centinaia di martiri cristiani massacrati dai saraceni : le anime avevano ricevuto una dispensa divina per partecipare alla messa.



L'armata delle tenebre

Nella maggior parte dei casi,però,l'adunanza degli spiriti assume contorni decisamente più inquietanti. E' il caso dei racconti in cui qualcuno si imbatte in un'anima tormentata,inseguita da un gruppo di spettri a cavallo che,di solito,la raggiungono,la “uccidono” nuovamente oppure la torturano e poi proseguono nel loro galoppo sfrenato,che notte dopo notte si ripete come un macabro rituale. Si tratta della leggenda della “caccia feroce”,dove a capo del drappello spettrale vi è l'anima dannata di un cavaliere che in vita aveva compiuto gesta particolarmente malvagie,oppure un essere misterioso dai tratti demoniaci,se non un demone vero e proprio. Uno dei più celebri esempi di questo tipo di racconto è la Caccia di Hellequin,o Herlequin,un nome che potrebbe derivare dall'antico francese hèle-chien,cane da caccia,oppure dal tedesco Helle,che indicava il mondo dei morti. Uno dei primi a parlarne fu Orderico Vitale, monaco anglo norvegese dell'XI secolo. Nella sua Storia ecclesiastica,egli raccontò che un prete di nome Walchelin,aggirandosi nei boschi intorno alla diocesi di Lisieux nella notte di capodanno del 1091,si era imbattuto in un esercito a cavallo : la “masnada di Hellequin”. Prima vide le anime degli uomini del luogo che in vita si erano macchiate di gravi peccati ; quindi le donne,sedute su selle trapuntate da chiodi incandescenti come punizione per una vita licenziosa ; toccò poi ai monaci e ai preti,alcuni dei quali ben noti allo stesso Walchelin,il quale si stupì di riconoscere tra i dannati diversi religiosi che in vita erano stati considerati alla stregua di santi. Alla fine,il prete si trovò di fronte a quattro cavalieri che si erano macchiati di peccati orribili e stavano scontando la loro condanna. Uno di loro esortò Walchelin a rivedere la propria condotta finché era in tempo. L'intento morale è evidente e chiama in causa tutti gli ordini sociali dell'epoca : clero,nobiltà guerriera e lavoratori. Nel corso dei secoli,il personaggio di Herlequin attraversò una complessa evoluzione : trasformato da Dante in Alichino,uno dei demoni che popolano la quinta bolgia,diventò nella tradizione francese un personaggio diabolico dai contorni farseschi,per poi confluire nella celeberrima maschera di Arlecchino. Ma accanto agli inquietanti fantasmi di significato religioso,il Medioevo letterario vanta anche una cospicua produzione di storie destinate a un pubblico che desiderava essere intrattenuto più che educato.



Spirito di cortesia

A partire dal XII secolo,nelle corti aristocratiche riecheggiavano storie ispirate ai temi dell'amor cortese. Anche in esse appaiono fantasmi,ma sono personaggi più sfaccettati. Mentre nella “caccia feroce” il testimone assiste alla processione di spettri a cavallo condannati a vagare e soffrire a causa dei peccati commessi, nel genere duecentesco del “racconto del trotto” tutto viene capovolto : a essere punite sono le anime degli uomini e delle donne che in vita rifiutarono di cedere al richiamo dell'amore. L'esempio più celebre è la novella di Nastagio degli Onesti,contenuta nel Decamerone di Boccaccio,in cui il protagonista,un giovane nobile che si strugge d'amore non ricambiato,si imbatte in una bellissima donna che,nuda,fugge inseguita da un cavaliere e dai suoi 2 mastini,per poi essere raggiunta,uccisa e data in pasto ai cani. Nastagio scopre che i due sono fantasmi,condannati a ripetere l'atroce pantomima in eterno : la colpa del cavaliere è quella di essersi ucciso,consumato dall'amore,quella della donna di aver rifiutato lo spasimante. Proprio mostrando la scena alla sua amata,il ragazzo ne ottiene i favori. Pur a morale invertita,anche questo è un racconto esemplare : solo osservando il destino che attende chi in vita ha rifiutato l'amore fisico si comprende come l'esistenza sia breve. Un cambio di prospettiva che trasformerà il fantasma,strappandolo dall'ambito religioso per farne una delle figure immortali (è il caso di dirlo) della letteratura popolare.



La penisola dei morti viventi

L'Italia medioevale vanta una ricca galleria di fantasmi,protagonisti di storie diventate parte integrante del folclore locale. Una delle più celebri è quella della Dama Bianca,lo spirito che,secondo la tradizione,infesterebbe il castello di Gropparello,noto anche come rocca di Cagnano. Visitabile ancora oggi,questo maniero piacentino del Duecento apparteneva alla famiglia Fulgosio. Quando la figlia del castellano,Rosania,sposò il condottiero Pietrone da Cagnano, quest'ultimo ne divenne il proprietario. In seguito al tradimento della moglie con il capitano di ventura Lancillotto Anguissola,Pietrone fece murare la donna in una cella dei sotterranei. Da allora molti visitatori giurano di aver visto il fantasma aggirarsi nelle sale del maniero. Un altro celebre spettro italico è quello di Elena Ducas,più nota come Elena degli Angeli,sposa del re di Sicilia Manfredi. Alla morte del marito,avvenuta nel 1266 durante la battaglia di Benevento,la donna fu fatta imprigionare da Carlo d'Angiò e (si dice) morì di dolore. Il suo spettro si manifesterebbe al tramonto,facendosi intravedere dietro le tende delle finestre del castello di Lagopesole,in provincia di Potenza,mentre scruta l'orizzonte in attesa del ritorno dell'amato consorte.



Spiriti classici

Sia i Greci che i Romani credevano nella vita ultraterrena,in un luogo al di fuori del mondo in cui le anime dei morti soggiornavano in eterno. A volte,però,esse potevano manifestarsi anche ai vivi,secondo diverse modalità,ma quasi sempre per le stesse ragioni dei loro avi mesopotamici e degli egizi : torti subiti in vita,sepolture non adeguate e così via. Un esempio di casa infestata da uno spettro si trova nella Mostellaria di Plauto,conosciuta appunto come la “commedia del fantasma”. Plinio il Giovane (famosa la sua statua sulla facciata del Duomo di Como) riferisce invece la storia del filosofo Atenodoro,il quale aveva acquistato una casa che si diceva infestata da uno spettro. Volendo verificare la diceria,Atenodoro vi trascorse un'intera notte,finché il fantasma non gli apparve,trascinando pesanti catene sul pavimento e conducendolo in giardino. Lì gli indicò un punto preciso,dove il giorno successivo le autorità,avvisate dal filosofo,scavarono la terra,riportando alla luce il cadavere incatenato di un uomo : da quel momento le manifestazioni spettrali cessarono del tutto. Il racconto,che molti considerano una rielaborazione di leggende già antiche ai tempi dell'autore,rappresentò un vero e proprio modello per le successive “storie di fantasmi”,compresa quella pubblicata diciassette secoli più tardi da Charles Dickens : il celebre Canto di Natale.



Lo spettro nello specchio

Il celebre ritratto dei coniugi Arnolfini di Jan van Eyck,del 1434,racchiude numerose simbologie,tra cui il mistero dello specchio che riflette la coppia e i testimoni di nozze. Al posto della mano dello sposo compare uno sbuffo di fumo nero che,secondo una teoria,potrebbe essere lo spettro della prima moglie di Arnolfini,Costanza,tornata a turbare il patto stretto tra il marito e la nuova sposa.



Un rito di passaggio spesso problematico

La credenza nei fantasmi è da sempre strettamente legata allo svolgimento del “rito di passaggio” della morte : lo spettro,infatti,si manifesterebbe solo nei casi in cui il trapasso avvenga in modo non conforme,anomalo,incompleto o problematico. Di solito tornano tra i vivi coloro che sono morti all'improvviso o in maniera violenta,i suicidi,chi è deceduto senza l'estrema unzione o i neonati privi di battesimo. In alcuni casi,gli spiriti si mostrano per chiedere ai vivi di agire in modo da far ottenere loro la pace eterna. Se invece si muore in grazia di Dio,nel proprio letto,circondati dalle persone care e dopo aver ricevuto i sacramenti,l'anima non ha motivo di manifestarsi,se non in casi eccezionali, come quelli del santi invocati per qualche ragione o inviati da Dio per recare moniti,messaggi o consigli.



In Oriente le prime “apparizioni”

Lungi dall'essere invenzioni medioevali,i fantasmi diedero segno di sé già in epoca antica,popolando i racconti delle prime civiltà. In molti di essi,il ritorno degli spiriti dall'oltretomba era collegato a una ragione specifica,come la mancata sepoltura del corpo del defunto,un impegno non mantenuto o un'ingiustizia subita e rimasta impunita. Così,gli spettri della Mesopotamia si manifestarono sotto forma di malattie,in conseguenza di un torto inflitto a qualcuno ormai morto : ecco perché i guaritori,prima di procedere a curare il corpo,chiedevano al paziente di confessare la proprie mancanze. Per gli antichi Egizi,invece,lo spirito era composto da diversi elementi : uno di essi,il ka (quello del faraone Hor),era un fantasma che aveva bisogno di un corpo e di cibarsi,almeno per i primi tempi successivi alla morte ( le offerte servivano appunto a sostenerlo). Capace di ricordare la propria esistenza mortale,poteva permanere nella dimensione terrena,conducendo un'esistenza autonoma. 

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